martedì 30 ottobre 2012

DROPBOX

è stato creato un folder in dropbox sul quale caricare gli elaborati intermedi per le revisioni delle esercitazioni 1,2 e 3
avete ricevuto una email di invito per condividere il folder che si chiama cercando casa
queste le istruzioni:
1. installare l'applicazione dropbox (se già non l'avete) in modo da avere sempre la catella sul vostro pc
2. creare all'interno del folder principale (cercando casa) una sottocartella per ciascun gruppo che si nominerà con i due cognomi
3. caricare i files per la revisione esclusivamente in formato pdf
4. nominare i files come segue: aa_mm_gg_cognome_cognome_01 e progressivi
5. non cancellare mai per nessun motivo i files dal folder perchè altrimenti scompaiono dal server
6. se volete copiare i files sul vostro pc non trascinate l'icona ma cliccate copia e incolla
buon lavoro

mercoledì 24 ottobre 2012

ESERCITAZIONE 1


ESERCITAZIONE 1


 

Università degli studi di Genova Facoltà di architettura

Laboratorio di progettazione architettonica Ib arch. Massimiliano Giberti
                                                                  24.10.12

01 azione:RIUSARE _ strumento:CORPO UMANO

forme e modalità di occupazione dello spazio domestico da parte del corpo umano


 

Esercitazione 01

 



La prima esercitazione ha come obiettivo il riuso di un edificio residenziale moderno progettato tra gli anni ’20 e gli anni ’50 del secolo scorso. Attraverso l’uso improprio dello spazio domestico vengono messi in crisi i modelli sociali e culturali che ne hanno guidato il disegno. Modalità di aggregazione delle cellule abitative, sistemi distributivi, accessi, spazi collettivi, divisioni interne: ogni elemento viene riletto e riusato simulando diversi programmi funzionali. Il risultato è una forma di colonizzazione non programmata e non controllabile che porterà a risultati sempre diversi in relazione alle scelte di ogni singolo individuo.

Tre i modelli insediativi: a corte, a torre , in linea. Per ciascun modello gli studenti affronteranno lo studio di un edificio paradigmatico, del quale dovranno reperire disegni, dati, letture critiche e bibliografie.

Edificio a corte: prototipo IMMEUBLE VILLA Le corbusier, 1922 (non realizzato)
Edificio a torre: Lake Shore Drive Apartment Ludwig Mies Van Der Rohe 1951
Edificio in linea: Casa A _Forte Quezzi _ Luigi Carlo Daneri _ 1956

L’esercizio prevede il RIUSO dell’edificio moderno attraverso un nuovo programma insediativo che sostituisca al 50% della superficie originariamente dedicata alla residenza, nuovi spazi di relazione. Il nuovo organismo architettonico si aprirà a usi molteplici che prevedono la presenza contemporanea dei residenti abituali e di fruitori « pubblici » che abiteranno la struttura in modo temporaneo.

Ogni studente dovrà sviluppare un programma funzionale per il riuso dell’edificio moderno nel quale vengano specificati:
accessi e distribuzioni
spazi privati, semiprivati e collettivi
funzioni speciali inserite
modalità di fruizione da parte dei non residenti


 

lettura critica


1. ricerca materiale edificio moderno oggetto dell’esercitazione
     (piante, sezioni, prospetti, inserimento urbanistico, immagini…)

2. individuazione e quantificazione degli spazi collettivi e distributivi edificio moderno, realizzazione schemi esplicativi dei dati ottenuti

 


progetto


1.       realizzazione modello di studio edificio moderno SCALA 1:200
2.       ridisegno degli spazi collettivi assegnando al 50% della superficie abitabile il valore di spazio relazionale così distribuito:
_25% spazi aperti
_15% servizi
_10% spazi chiusi
3.       realizzazione modello e disegni di studio in scala opportuna del                progetto



             Per ogni progetto verrà prodotto un manifesto in formato A3 (42x29,7 cm.) che riporti il titolo ed il programma funzionale, piante e sezioni ed una o più immagini che riproducano il nuovo spazio collettivo.
Le tecniche per la realizzazione del manifesto sono libere, dal collage al fotomontaggio, al modello tridimensionale fotografato.
Il manifesto dovrà essere riprodotto in formato digitale e verrà proiettato in aula durante la presentazione dei lavori in forma pubblica. Le immagini devono categoricamente essere 42 x 29,7 cm. a 120 dpi in estensione jpg.

BIBLIOGRAFIA EDIFICI MODERNI



Lake Shore Drive Apartment _ Mies Van Der Rohe 1951

1.       J.L. Cohen, Mies Van Der Rohe
2.       Galliani, Tecnologia del costruire
3.       Drexler, Mies Van Der Rohe
4.       Max Bill, Mies Van Der Rohe
5.       rivista AV n°92 anno 2001, Mies Van Der Rohe

Immeuble villà _ Le Corbusier _ 1922


1.        Le Corbusier, L’Urbanisme
2.        G. Glesleri, L’Esprit Nouveau
3.        Le Corbusier, Le Ville Radieuse
4.        G. Glesleri, Le Corbusier 80 drawings
5.        R. Gabetti, Le Corbusier et L’Esprit Nouveau

Casa A _Forte Quezzi _ Luigi Daneri _ 1956


1.       Pietro D. Patrone, Daneri, introduzione di Enrico D. Bona, Genova, Sagep, 1982.
2.       Marco Brandoliso e Marco Vido, Daneri e Genova, Itinerario di Domus n. 59, allegato a Domus n. 718, agosto 1990.
3.       Paolo Cevini, Genova anni ’30: da Labò a Daneri, Genova. Sagep, 1989.
4.       Francesco Rosadini, Luigi Carlo Daneri. Razionalista a Genova, Torino, Testo & Immagine, 2003.
5.       Mauro Moriconi e Francesco Rosadini, Genova 900. L'architettura del Movimento Moderno, Torino, Testo & Immagine, 2004

martedì 23 ottobre 2012

Es.0_Buondonno_Follesa


Esercitazione 0_Bonfiglio


Esercitazione0_Roascio_Novara


Esercitazione00_Mazzieri_Pucci


Esercitazione 0_CORSO Linda


Esercitazione0_Gazzolo_Spiccio


Esercitazione0 _ Barbagelata-Pisano


Esercitazione0_Antonacci_Bobbio


Esercitazione0_Leoni_Valli


ESERCITAZIONE 0_Cartino Vittoria_Console Giorgia


ESERCITAZIONE 0_Ferrante Jessica_Motzo Pietro


ESERCITAZIONE 0_ Amadu_Cosenza



ESERCITAZIONE_00_Cecchi_giulia_Gnecco_annamaria


Esercitazione00_Clavarino_Maccarone


Esercitazione0_Mazzoni_Pardini



Esercitazione0_Mastroeni_Zangrillo


Esercitazione0_Joshua Pagano_Alberto Gaglio


giovedì 18 ottobre 2012

Siamo andati a vedere la nave italia per capire come si vive ma la zona è chiusa per cantiere ed è impossibile l'accesso. E' possibile avere un altro spot per l'evento che sia visitabile?


mercoledì 17 ottobre 2012

ESERCITAZIONE0




ESERCITAZIONE 0


Università degli studi di Genova Facoltà di architettura

Laboratorio di progettazione architettonica IB arch. Massimiliano Giberti

Occupazione Impropria dello spazio Pubblico                            17.10.12

Il progetto dello spazio collettivo come evento

 

Esercitazione 0

 



Obiettivi e metodi

definizione del campo


Immagino di trovarmi davanti, su un terreno piano, due cubi dell’apparente misura di sei metri di lato. Ma si tratta di due cubi astratti, chiusi, senza qualità di superficie, senza spessore, senza colore, come in un quadro del periodo surrealista di De Chirico: lo stesso terreno è astratto, incorporeo come quello di un palcoscenico, e il cielo è inesistente, nero opaco. La luce ha una precisa inclinazione, tanto che alcune facce sono illuminate, altre in ombra, altre ancora in penombra, e l’ombra di un cubo investe l’altro, ma non vedo la fonte della luce.
Sono cubi leggeri, che con una sola mano posso spostare: ed ecco che ne vengono a me, a seconda della posizione reciproca dei due solidi, sensazioni spaziali diverse: ora sono paralleli, quasi accostati, e posti sulla stessa linea; ora sono più distanti e posso passare fra i due, e la sensazione rimane statica, perché viene mantenuto l’allineamento e quindi il parallelismo, anzi l’apertura fra i due determina una simmetria che accenta l’equilibrio statico. Ma se uno di essi si muove, e girando su se stesso pone uno dei suoi spigoli verso il centro di una delle facce dell’altro, lasciando solo un paio di metri perché io possa passare, io lì in mezzo avrò una sensazione completamente diversa da quella di poco prima: avrò una sensazione spaziale fortemente dinamica e “acuta”, ma questa sensazione diminuirà via via se la distanza fra la faccia e lo spigolo aumenterà.
Supponiamo ora che mi sia possibile entrare in uno dei due cubi, attraverso una porta al centro di una delle facce verticali. Visto e percepito dall’interno, il cubo è cosa completamente diversa dallo stesso visto, percepito dall’esterno. Si tratta di un’unica e sola figura geometrica: ma la geometria è un’astrazione mentre un cubo che io posso vedere da fuori o nel quale posso entrare è una realtà spaziale.[1]

Lo spazio è il campo disponibile per gli oggetti della realtà in quanto si considerino individuati da una collocazione e da una posizione, dotati di dimensioni e capaci di spostamento.
Per le arti figurative lo spazio è il rilievo estetico che assumono i valori volumetrici degli oggetti posti fra loro secondo determinati rapporti di posizione e distanza.
Ogni manifestazione artistica è la sintesi di sempre diversi modi di concepire lo spazio, modi tratti da sempre diverse ed originali esperienze culturali.
Lo spazio, o meglio, la rappresentazione di esso vede interrelata la concezione dello spazio nelle varie culture in quanto l’evoluzione del concetto di spazio muta al variare della riflessione politica, socio-culturale, filosofica e scientifica.

Gli atteggiamenti verso lo spazio mutano continuamente, talvolta in misura molto piccola, talvolta in modo basilare. Ma sono state pochissime le concezioni di spazio sorte lungo l’intero sviluppo dell’uomo. Dentro ciascuna di queste epoche si sono verificate molte varianti e transizioni; poiché l’atteggiamento dell’uomo verso lo spazio, sempre in uno stato di sospensione, può cambiare quasi all’infinito entro l’intelaiatura del concetto dominante.[2]
La prima coscienza di spazio che si ha è quella di spazio fisico, cioè quella più direttamente legata all’esperienza sensoriale. Tutto quello che ci circonda è spazio fisico e noi stessi siamo una porzione di spazio. In questo senso l’esperienza di spazio sarebbe stata preceduta da un concetto molto più semplice: il luogo.
E dunque spazio come sinonimo di ordine di oggetti materiali, per cui non ha senso parlare di spazio vuoto.
Nel 1974 Henry Lefebvre traccia una linea strutturale per la ricerca portata avanti da questo laboratorio, asserendo che uno spazio sia dato solo nel momento in cui un corpo lo occupi, nonostante il fatto che, alcune caratteristiche proprie dello spazio prescindano dal soggetto collocato in esso e, in qualche modo, ne condizionino l’esistenza.
Per Leibniz, in effetti, lo spazio è l’indiscernibile. Per discernere “qualsiasi cosa” collocata in questo spazio devono essere introdotti assi e origini, un destra e un sinistra, la direzione e l’orientamento degli assi. Questo non significa, tuttavia, che Leibniz sposi la tesi soggettivista secondo la quale l’osservatore costituisce la misura del reale. Al contrario, ciò che Leibniz afferma è che è necessario per lo spazio l’essere occupato.[3]

Cosa dunque occupa lo spazio? Un corpo – non corpi generici, né la corporeità - ma un corpo specifico, un corpo capace di indicare una direzione attraverso un gesto, di definizione di un area attraverso una rotazione, di demarcazione ed orientamento dello spazio. Perciò per Leibniz lo spazio è assolutamente relativo.

E’ nello spazio che i corpi esistono, in questo manifestano la propria esistenza materiale.

E’ dunque possibile affermare che il corpo con la sua capacità di azione, e le proprie varie energie, crea lo spazio?
Non è un’assurdità se si considera che l’occupazione può essere interpretata come manipolazione dello spazio; piuttosto c’è un’immediata relazione tra il corpo e il suo spazio, tra la collocazione di un corpo nello spazio e la sua occupazione dello spazio.

Il moto dell’uomo nello spazio contribuisce ad una visione cinetica di esso sia come percezione psico fisica che come reazione sensibile ed estetica; su tale sensazione influisce il tempo, la forma. La fruizione dello spazio naturale trova la sua componente nel rapporto uomo-spazio-tempo, ed è caratterizzata per un senso dall’intrinseca configurazione statica o dinamica delle forme, per l’altro dalla suggestione cinetica conferita dal moto stesso del fruitore allo spazio che, svolgendosi in rapida mutazione sotto il suo sguardo, assume una decisa qualificazione dinamica.
Così fra l’uomo e l’ambiente viene a determinarsi un rapporto costante, infinitamente variabile perché tali sono le coordinate spazio-temporali che lo individuano. Ne consegue una potenziale, continua ricezione dello spazio da parte del fruitore; perciò egli non resta mai in stato di passività, ma si fa vero e proprio protagonista della realtà spaziale in quanto egli stesso diviene interprete e suscitatore di sempre nuovi e rinnovati episodi spaziali.[4]
È proprio questa itinerante capacità interpretativa e ricreativa che sostanzialmente invera il senso dell’unità spaziale, cioè della continuità dello spazio indipendentemente dal mezzo che lo fraziona e caratterizza, consentendo perciò, al di fuori ed oltre le categorie culturali nelle quali è distinto, la coscienza di un’unica entità.

Il Progetto dell’Evento


La capacità di uno spazio collettivo urbano di catalizzare eventi, incontri, scambi culturali è alla base di questa prima esercitazione. Un luogo, come una piazza, un portico, una strada, assumono tanto più valore identitario e forza aggregativa nella città quanto più sono in grado di modificarsi, plasmarsi nella forma e nelle dimensioni per accogliere eventi diversi e sfaccettati nel susseguirsi dei periodi storici. La reale forza vitale di un monumento e di uno spazio pubblico non risiede solo nella sua figura, nell’immagine che di questa si può riprodurre e ricordare, ma soprattutto nel suo valore d’uso, legato alla memoria della vita vissuta in quel medesimo luogo,da generazioni, culture e classi sociali diverse.
Come il corpo umano o i corpi in movimento possano modificare lo spazio collettivo e quali siano le regole attraverso le quali queste modificazioni possano essere controllate e tradotte in termini architettonici e spaziali sono i temi intorno ai quali lavorare in questa esercitazione.
L’occupazione impropria dello spazio pubblico significa leggere uno spazio urbano consolidato e ricco di valori simbolici ed identitari, attraverso la messa in crisi delle regole che ne hanno governato il progetto. Progettare un evento straordinario come un concerto, o una manifestazione di massa all’interno di uno spazio che nasce per altre esigenze legate all’uso quotidiano (una strada per il transito di mezzi e pedoni, un portico per il ricovero di animali e attrezzi, una piazza per il mercato ecc..) consente di comprendere a fondo le ragioni del disegno dello spazio collettivo svincolando la forma di un luogo come di un edificio dalla sua capacità di accogliere eventi mutevoli e programmi d’uso alternativi.

Dati tre luoghi urbani caratteristici della città di Genova, realizzati in tre epoche storiche differenti e, attualmente vissuti come importanti spazi collettivi, ogni studente progetterà per uno dei tre ambiti un evento temporaneo che occupi tale spazio esaltandone le potenzialità e facendo emergere caratteristiche specifiche di ogni luogo che non vengono usualmente sfruttate nell’uso quotidiano degli spazi stessi.
Per ogni evento verrà prodotto un manifesto in formatoche riporti il titolo ed il programma temporale dell’evento ed una o più immagini che riproducano il nuovo spazio collettivo urbano come teatro dell’evento stesso.
Il manifesto sarà un vero e proprio strumento promozionale per l’evento e dovrà rappresentare in modo sintetico e diretto l’idea dell’evento ed il modo in cui modificherà lo spazio pubblico in cui si svolgerà.
Le tecniche per la realizzazione del manifesto sono libere, dal collage al fotomontaggio, al modello tridimensionale fotografato, al video.
Il manifesto dovrà essere riprodotto in formato digitale e verrà proiettato in aula durante la presentazione dei lavori in forma pubblica. Le immagini devono categoricamente essere 1024 x 762 cm.i in estensione jpeg.
riferimenti bibliografici

- Erwin Panofsky, La prospettiva come forma simbolica, Feltrinelli,
  Milano, 1975
- H. Wollflin, Principi fondamentali della storia dell’arte, Firenze,
  Sansoni, 1991
- Marshall Mc Luhan, Gli strumenti del comunicare, Milano, 1964
- Mario Perniola, L’estetica del 900, Il Mulino, Bologna, 1997



[1] Ludovico Quaroni, Progettare un edificio, otto lezioni d’architettura, Mazzotta, Milano, 1977, pp.81-82.
[2] S. Giedion, L’eterno presente, Feltrinelli, Milano, 1965, p. 530.
[3] Ibid. p. 171.
[4] Le installazioni di Richard Serra o di Michael Heizer, a partire dalla fine degli anni sessanta, hanno rappresentato una prima appropriazione complessa da parte degli artisti plastici dei concetti di esperibilità di un luogo attraverso processi psico motori e di uso della memoria come strumento di appropriazione spaziale.

EXTEMPORE_Leoni_Valli_


martedì 16 ottobre 2012

EXTEMPORE_BONFIGLIO


Extempore_Joshua Pagano


EXTEMPORE-CLAVARINO-MACCARONE


EXTEMPORE_Antonacci_Bobbio


EXTEMPORE_Buondonno_Follesa


EXTEMPORE_Gazzolo_Spiccio

              

Extempore_Roascio_Novara


EXTEMPORE 1 MAZZONI-PARDINI


BONFIGLIO Valentina - CACACE Valeria


EXTEMPORE_Mastroeni_Zangrillo


Es. Ex Tempore G. Amadu e V. Cosenza


EXTEMPORE_ADRAGNA Gemma_AIMè Alessia


Extempore Barbagelata-Pisano


Extempore_MAZZIERI_PUCCI


EXTEMPORE_Cartino Vittoria _Console Giorgia


Extempore_Ferrante Jessica - Motzo Pietro


Extempore_Pisano_Sibilla_


EXTEMPORE. Awajan, Di Placido

Extempore_Macchiavello Paolo - Rubatto Alex


EXTEMPORE - DOBORI Irene - DI DOMENICO Mauro


EXTEMPORE_CECCHI_Giulia_GNECCO_AnnaMaria

Alberto Gaglio EXTEMPORE


martedì 9 ottobre 2012

10_10_2012_EXTEMPORE


Università degli studi di Genova Facoltà di architettura

Laboratorio di progettazione architettonica IB arch. Massimiliano Giberti

Street Life                                                          10.10.12

Forme di privatizzazione dello spazio collettivo

 

Extempore

 



Obiettivi e metodi

definizione del campo


Nel settembre del 2011, migliaia di persone provenienti da ogni angolo degli Stati Uniti e dal resto del mondo, si sono riunite a New York per protestare contro una serie di ingiustizie, a loro avviso perpetrate dall’1% della popolazione mondiale (le elites politiche e economiche) ai danni del restante 99%. Il gruppo, organizzato in forme semispontanee e in costante contatto tramite l’utilizzo di network non ufficiali, ha dibattuto, resistito, e occupato in modo non violento l’area di Wall Street per più di duecento giorni. Tra le varie forme di divulgazione utilizzate, il movimento Occupy Wall Street ha prodotto una serie di utili manuali che fornissero istruzioni semplici e chiare agli occupanti su come fosse possibile accedere abusivamente ad alloggi sfitti nell’area di Manhattan, sulle migliori zone ancora libere per installare una tenda o un accampamento improvvisato, per arrivare alla definizione di un linguaggio dei segni utile per esprimere rapidamente la propria opinione durante i dibattiti collettivi. Un numeroso gruppo di persone che gestisce i propri rapporti, i programmi di lotta e le scelte di indirizzo strategico, attraverso la rete e i social netwok, che sono un medium non fisico e quindi non spaziale, sente la necessità di istruire una serie di guide pratiche che risolvano questioni marcatamente materiali e corporee. Nel perimetro di Zuccotti Park, per la prima volta nella storia dei movimenti di massa, si verifica una inversione nel rapporto tra spazio pubblico e manifestante: le forme di occupazione abusiva, di esplorazione dei vuoti urbani e di comunicazione fra individui, nascono sotto la spinta di un sistema immateriale e producono nuove modalità di uso della città.
Nello stesso periodo una mostra evento alla galleria newyorkese Storefront for Art and Architecture ha indagato le infinite possibilità di riappropriazione spontanea degli spazi urbani da parte dei cittadini stessi. Le strategie di occupazione pubblica che hanno dato il titolo alla sei giorni di incontri e performances all’interno e nei dintorni della galleria, sono una forma di disobbedienza civile che, contravvenendo alle regole di uso imposte dalle amministrazioni pubbliche, ci consente di scoprire una città tutta nuova.
Il concept della manifestazione nasce da un semplice bando aperto a tutti, nel quale si richiedeva di inviare idee per la costruzione di un nuovo ordine globale. La risposta sono stati più di cento progetti che spaziano da piccole unità abitabili autosufficienti, fino a modelli aggregativi temporanei per l’occupazione di piazze e parchi.
Il movimento globale OccupyWall Street ha definito un nuovo modello di occupazione pacifica dei luoghi urbani più simbolici. Oggi in tutti gli Stati Uniti artisti, architetti e critici, insieme a esperti di urbanistica e diritto civile offrirono una serie di visioni alternative sul ruolo dello spazio pubblico come catalizzatore sociale, fino ad arrivare alla organizzazione di wokshop che mostrano come appropriarsi di piccole aree abbandonate da curare e rigenerare come il proprio giardino di casa.
Si sta consolidando l’idea che l’unica forma di gestione dello spazio pubblico sia quella che ci consente di viverlo come una piccola porzione di spazio privato all’aperto. Orti, parchi, terrazze verdi, come estensione della propria casa: l’homo urbanus sta adottando e colonizzando i luoghi collettivi, gestendoli in modo quasi privatistico. Se ciò che è pubblico non appartiene formalmente a nessuno ed è quindi oggetto di abbandono e degrado, allora è preferibile riappropriarsi della res pubblica attraverso una cura capillare che genera infiniti microspazi privati e allo stesso tempo collettivi.

Abitare lo spazio pubblico


Quante azioni compiamo in una giornata all’interno delle mura di casa? Quante effettivamente sono azioni obbligate, che non potremmo compiere altrove? Mangiare, dormire, studiare, lavorare, incontrare gli amici, guardare un film: tutte attività specifiche che possiamo associare alla dimensione domestica, ma che di fatto è molto semplice realizzare anche in un contesto più pubblico, servendoci degli spazi che la città ci mette a disposizione. E’ troppo facile associare l’idea di “mangiare fuori” a quella di un ristorante, o di “guardare un film in compagnia”, immaginando un cinema, e così via.
Più complesso risulta l’esercizio di proiettare queste azioni quotidiane e consolidate nei nostri comportamenti sociali e privati, in quegli spazi urbani che non abbiano una vocazione funzionale chiara e prestabilita.
Piazze, giardini, strade, portici, aree di parcheggio, isole spartitraffico, sono di fatto luoghi aperti e accessibili a chiunque che non sempre favoriscono un uso e una colonizzazione spontanea da parte di noi semplici cittadini. Diversi movimenti collettivi, tra i quali si cita per tutti Parkingday.org, cercano di sensibilizzare le persone verso la riappropriazione di spazi e luoghi apparentemente pubblici che risultano interclusi ai cittadini stessi. Immaginate di occupare lo spazio di un parcheggio a pagamento, inserendo la moneta nel parchimetro, sostituendo all’auto un prato sintetico, una sedia a sdraio e un barbecue: l’effetto sarebbe straniante!

Obiettivi

L’extempore immagina di compiere un’azione quotidiana che normalmente viene svolta da ciascuno studente all’interno della propria casa, occupando temporaneamente uno spazio pubblico, ma deputato ad altri usi.
Posteggi, aree di carico-scarico, marciapiedi, isole spartitraffico, banchine di attesa dei mezzi pubblici, cabine del telefono, portici di ingresso di edifici pubblici ecc… diventeranno attraverso il solo uso del proprio corpo e senza l’aiuto di oggetti di arredo tradizionali, porzioni della propria casa, proiettati nella città.
Gli studenti organizzati in coppie dovranno costruire una sequenza di immagini (foto o video) che raccontino l’esperienza dell’azione compiuta e dimostrino come sia possibile colonizzare gli spazi pubblici della città, abitandoli in modo privatistico, anche solo per un breve periodo di tempo.
Il video o la slideshow dovranno durare al massimo 60 secondi e dovranno chiarire l’azione proposta e le modalità attraverso la quale questa viene attivata.
Non sono ammessi fotomontaggi: tutto quello che è presentato deve essere effettivamente accaduto e documentato.
Le azioni dovranno prevedere forme di uso legale dello spazio, senza invadere proprietà private e rispettando l’uso che altre persone stanno facendo dello stesso spazio, senza impedirne la fruizione o l’accesso.
Per le regole di comportamento da tenere durante la performance, si faccia riferimento al manuale del Parkingday, scaricabile dal sito dell’organizzazione
riferimenti
http://parkingday.org
http://guerillagardening.org
http://nycsr.org
http://sfpavementtoparks.sfplanning.org